Care amiche e cari amici,
siamo giunti alla vigilia del voto per l’Europa.
Non siamo dinnanzi a un referendum sull’Europa e l’Euro come qualcuno vuol far credere agli italiani. Europa ed Euro il 26 maggio, fortunatamente, saranno ancora lì, esattamente come oggi. La domanda che dobbiamo porci, recandoci alle urne, è quale Europa vogliamo e come vogliamo che l’Italia sia rappresentata nella nuova Europa. Il Partito democratico ha scelto, dopo un lungo confronto, di entrare nel PSE, la grande famiglia dei Socialdemocratici, dei Laburisti, dei Democratici e Progressisti perché questa è la nostra casa. Con Martin Schulz vogliamo cambiare questa Europa governata fino ad oggi dalle destre, vogliamo tornare a ispirarci ai padri fondatori, vogliamo restituire equità alle politiche economiche, attenzione ai diritti delle persone, speranza ai nostri giovani, creare sviluppo e coesione tra i popoli. E questa scadenza elettorale è l’ultima occasione per il futuro dei giovani e di tutti noi. A Bruxelles lavoreremo per un’Europa: più solidale, più partecipata, più forte. Più sviluppo e meno rigore dovranno essere il nuovo segno del cambiamento.
Senza la dimensione europea le singole nazioni non sono in grado di affrontare la complessità del mondo di oggi, né la sua vastità. E se oggi, giustamente, ci paiono trascurati i diritti in favore di un eccessivo rigore economico, senza Europa il mercato del lavoro si trasformerebbe in brevissimo tempo in una tragica gara tra le nazioni, tra chi riesce a tenere il costo del lavoro e della produzione più basso, una gara tutta a scapito delle lavoratrici e dei lavoratori. Cosa potrebbe infatti l’Italia sola dinnanzi alla Cina o agli Stati Uniti? E così la Francia e la Spagna e anche la Germania che appare tanto forte, senza l’Unione Europea e la moneta unica, vedrebbe rapidamente calare la sua forza.
Sono consapevole della delusione che molti provano e comprendo la tentazione di non recarsi alle urne. Ma non dobbiamo dimenticare che le sinistre non sono state in questi anni al governo dell’Europa e che la Commissione europea, inerte dinnanzi alla crisi, non è stata all’altezza della gravità del momento. Pensiamo solo alle presidenze di Jacques Delors e di Romano Prodi che sono state di ben altro segno. Negli ultimi anni, dinnanzi alla crisi che divampava, è prevalso il nazionalismo, a scapito di politiche che avrebbero potuto aiutare i paesi in difficoltà. Ora si deve tornare all’Europa solidale che avevamo immaginato. Non a tutti è chiaro che questa scadenza elettorale è una scadenza di portata enorme anche per il nostro Paese in Europa: dopo 20 anni di berlusconismo oggi non possiamo consegnare il Paese e la sua rappresentanza in Europa al grillismo. Non è il momento oggi per l’astensionismo, oggi è il momento di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. E’ il momento di scegliere il Partito democratico che, seppur ancora imperfetto, ha mantenuto un assetto democratico al suo interno e un confronto aperto con la società, in modo trasparente. Ha avviato con questo governo un convinto tentativo di rinnovamento che aprirà la strada, se sostenuto, al vero rinnovamento che attendiamo da tempo e che si realizzerà attraverso un lento e radicale processo politico. Le società cambiano, rapidamente, ma il progresso lo si ottiene e lo si consolida solo attraverso l’ascolto e la ricerca di soluzioni che davvero tengano conto dei bisogni delle persone, a cominciare dalle più fragili.
Il nostro voto per una nuova Europa e per una nuova rappresentanza europea del nostro Paese è strategico per realizzare politiche solidali e attente alle persone.
Io ho scelto di sostenere Elly Schlein e Paolo De Castro.
Elly Schlein è giovane, preparata, coraggiosa. Ha partecipato con slancio all’azione di rinnovamento del Partito democratico senza calcoli di interessi personali. In questa campagna elettorale si è messa in gioco e ha lavorato tanto e con serietà. Non ha chiesto, prima ha fatto. Con lei, in Europa, porteremo un po’ della nostra storia e della nostra esperienza ulivista.
Paolo De Castro ha lavorato bene in Europa come presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo Rurale. Il suo impegno per la tutela del made in Italy agroalimentare e per la trasparenza delle informazioni sui prodotti alimentari a tutela dei consumatori, così come la sua lotta contro lo spreco alimentare sono stati punti altamente qualificanti del suo lavoro in Europa. La sua esperienza e la serietà delle sue proposte rappresentano quella autorevolezza e competenza di cui l’Italia ha bisogno per stare in Europa.
In conclusione, vi segnalo l’intervista del presidente Romano Prodi a Famiglia Cristiana.
SZ